Mutuo o affitto?.
L’italiano medio ha uno spiccato senso della proprietà che si porta dietro da generazioni. E’ molto frequente sentir dire “se mi danno il mutuo preferisco comprare casa piuttosto che andare in affitto nella casa di un altro”.
Tuttavia, nonostante i tassi ai minimi storici rendano in generale la rata di un mutuo decisamente più conveniente di un canone d’affitto, molti di noi dovranno scontrarsi con la realtà dei fatti.
Ma cominciamo a vedere il vantaggio che può procurare la scelta dell’affitto o del mutuo.
VANTAGGI DELL’AFFITTO
- Posso cambiare casa quando voglio comunicando una semplice disdetta (nei tempi e nei modi concordati nel contratto).
- In alcuni casi posso portare in detrazione una parte del canone.
- Non servono tutte le garanzie e le trafile burocratiche per sperare di ottenere un mutuo. E’ sufficiente garantire al proprietario, quando lo richiede, il puntuale pagamento dei canoni attraverso l’esibizione (solo ai fini conoscitivi), di un contratto di lavoro, delle buste paga, delle dichiarazioni dei redditi e/o di garanzie di terzi.
- Non ci sono spese notarili e imposte sull’acquisto.
- Se il locatore opta per la cedolare secca, non ci sono spese di registrazione, bolli e rivalutazioni Istat periodiche.
- Le spese straordinarie sono a carico del proprietario.
VANTAGGI DEL MUTUO
- I tassi d‘interesse oggi sono al minimo storico.
- Prima o poi estinguerò il finanziamento e potrò dire di avere una casa di proprietà.
- Posso detrarre il 19% degli interessi del finanziamento.
- In caso di difficoltà economica posso chiedere alla banca la sospensione delle rate per un certo periodo. Un locatore difficilmente mi permetterebbe di farlo con le rate del canone.
- Ho qualcosa da lasciare ai miei eredi.
ALLORA? CHI E’ IL VINCITORE?
Come dicevo all’inizio, in questo particolare periodo storico le rate del mutuo sarebbero più convenienti di un canone d’affitto, ma, a mio avviso, bisogna stare con i piedi per terra e fare delle considerazioni importanti:
1) Si fa presto a parlare di mutuo, ma devo riuscire prima di tutto ad ottenerlo;
2) Ammesso che lo ottenga, resterò a lungo termine nella città in cui mi trovo o comprerò la casa, la sistemerò, la arrederò, e poi tra 3 anni dovrò trasferirmi?
3) E, se sarò costretto a trasferirmi, cosa farò? Quale sarà la mia opzione?
A. Rivenderò la mia casa, estinguerò il mutuo e ne ricomprerò un’altra nel posto in cui andrò? Ma, burocrazie e lungaggini a parte (che non sono leggere come una raccomandata di disdetta formale al locatore) chi mi garantisce che quando la vorrò rivendere non incapperò in qualche crisi che mi farà ottenere un prezzo sfavorevole? E, supponendo di volermi affidare al principio “vendo male, compro bene” chi mi garantisce che il peso della svalutazione del momento graverà alla stessa maniera sulle case del quartiere o della città dove andrò a ricomprare?
B. Rivenderò la mia casa e andrò in affitto?
C. Riaffitterò la mia casa e ne prenderò a mia volta una in affitto nella località in cui andrò? Ma, se non avrò la possibilità di chiedere delle solide garanzie a chi entrerà nella mia casa, visto che la tutela dello Stato sulle morosità è lenta e spesso infruttifera, cosa farò se un inquilino inadempiente, non pagando puntualmente, mi metterà in difficoltà con il mio locatore?
Al giorno d’oggi bisogna mettere in conto tanti fattori, perché nel corso degli anni sono cambiate in maniera piuttosto significativa la routine e le dinamiche lavorative.
Tra i primi anni del 1950 e tutto il 1960 l’Italia vede una vera e propria ricostruzione del tessuto sociale, economico e produttivo.
La garanzia di un posto fisso rendeva le persone piuttosto stanziali, e, risolta la questione lavorativa, nasceva l’esigenza di una famiglia, di una casa da comprare o da costruire, dei figli da far crescere, da sistemare lavorativamente, da far sposare, e ai quali comprare o costruire una casa.
Era il periodo del “boom economico”, l’Italia si apprestava a diventare una delle più grandi potenze industriali al mondo, i buoni auspici per un futuro brillante non mancavano e, di conseguenza, non ci si preoccupava oltre il dovuto della rata del mutuo o delle tasse e delle imposte sull’acquisto.
Le cose purtroppo non sono andate come si sperava, e, ormai da 30 anni ed oltre, la precarietà lavorativa ci obbliga a spostarci spesso e con poco preavviso per mantenere il proprio posto di lavoro, è sempre più alto il rischio di perderlo, c’è sempre meno tempo e voglia di crearsi una famiglia e, tantomeno, di provare a chiedere un mutuo, che non è neppure facile ottenere se non hai garanzie ferree.
Di conseguenza, nonostante il desiderio di una casa di proprietà sia sempre molto presente nella testa degli italiani, nonostante la riduzione dell’imposta sull’acquisto prima casa al 2% oppure i tassi molto convenienti sui mutui rispetto agli anni passati, per le ragioni spiegate sopra (prima tra tutte la difficoltà per molti di accesso al credito), l’ago della bilancia pende dalla parte dell’affitto, perché talvolta non hai alternativa, ma principalmente perché comporta minori responsabilità e dà la possibilità di cambiare rapidamente ogni volta che le esigenze lo impongono o lo suggeriscono.
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